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IL CULTO SANSEPOLCRALE IN OCCIDENTE

 Una Translatio Hierosolymae architettonica

 

Il Santo Sepolcro di Gerusalemme (ricordato anche come chiesa dell’Anastasis, della resurrezione) venne costruito nel IV secolo dall’imperatore Costantino per onorare la resurrezione del Salvatore era il culmine del complesso monumentale. In Gerusalemme rappresentava lo spazio più sacro per la religione cristiana e certamente si trattava del luogo più frequentato dalla tradizione cristiana.

La chiesa sorge laddove si era verificato l’evento più straordinario per la fede cristiana. I pellegrini che si recavano a Gerusalemme lo consideravano la meta più importante del loro viaggio.

Intorno all’anno Mille la chiesa versava in cattive condizioni. Dopo l’occupazione musulmana della Palestina i pellegrinaggi erano divenuti più difficili e la chiesa costantiniana abbisognava di nuove opere di manutenzione.

Il telos del movimento delle crociate fu quello di liberare il Santo Sepolcro dagli infedeli. Con la partenza verso la Terra Santa e dopo il successo del 1099[1] quando i cristiani riconquistavano Gerusalemme.

Di ritorno dalle Crociate in Europa si diffusero numerose chiese intitolate al Santo Sepolcro. In questi anni si sviluppò una devozione popolare verso il segno della grande devozione dimostrata verso questo monumento eccezionale.

A livello architettonico notiamo che taluni edifici non mostrano particolari richiami alla chiesa gerosolimitana dell’Anastasis, mentre talvolta propongono delle significative imitazioni del modello originario di Gerusalemme.

Orbene ciò che determina la fortuna di questi edifici non è la pedissequa emulazione estetica delle linee essenziali del Santo Sepolcro in Gerusalemme. La pietà verso i Luoghi Santi, in particolare verso quella zona della Città Santa che vide dapprima la crocifissione e poi la risurrezione da quel Sepolcro che il terzo giorno risultò vuoto, beh è proprio questa gioia, questo stupore come quello delle donne accorse di buon mattino per rinnovare dopo il Sabato le spoglie mortali del Vero Uomo. In realtà è questa la migliore “copia” del Santo Sepolcro; perciò si mira non già all’esatta copia architettonica, bensì al trasferire il significato della Risurrezione di Cristo in quella Terra.

Questa tipologia –che chiamerò “sansepolcrale”- è determinata dalla ostinazione di costruttori e committenti che non cercarono la fedeltà tecnica all’originale, ma il richiamo figurativo a quel simbolo religioso.

Il territorio italiano è ricco di simili esempi, di chiese dedicate al Santo Sepolcro di Gerusalemme, o che nel corso della storia hanno modificato la loro titolazione.

Le più antiche Chiese in Italia dedicate all’Anastasis gerosolimitana: la Concattedrale di Acquapendente, detta Basilica del Santo Sepolcro; la chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme in Barletta; Il Sepolcro della chiesa di Castel Cellesi in Bagnoregio (Vt); la chiesa del Santo Sepolcro in Milano; la chiesa del Santo Sepolcro a Pisa; la cappella del Santo Sepolcro in San Candido (Bolzano); l’Oratorio del Santo Sepolcro Borgo Sansepolcro (Arezzo); la Pietà o Sepolcro nella chiesa di Santa Maria del Sepolcro Vicovaro.

Nell’astigiano la chiesa di San Pietro in Consavia rappresenta uno degli esempi meglio conservati in Italia d’imitazione del Santo Sepolcro. L’edificio fu costruito per volere del vescovo Landolfo -che aveva partecipato alla spedizione in Oriente- in quel clima fervido di richiesta di spiritualità come è quello delle Crociate.

Un debito formativo del Santo Sepolcro di Asti è certamente quello di Brindisi. L’esempio architettonico della chiesa di San Giovanni al Sepolcro di Brindisi, edificata poco prima della chiesa astigiana[2] era il luogo da cui i cavalieri Crociati si imbarcavano verso la Terra Santa.

L’imitazione dell’Anastasis è testimoniata anche nell’Alto Medioevo: a Bologna, a Venezia, a Fulda. È possibile ricordare altri esempi durante l’età romanica fra gli edifici conservati in tutti i maggiori paesi europei: in Inghilterra a Cambridge e a Northampton; in Germania a Paderborn, Augusta, Spira; in Francia a Villeneuve d’Aveyron e a Neuvy; in Spagna a Olèrdola, Segovia, Torres del Río.

Nel 1187 i musulmani riconquistano la città di Gerusalemme –Santa anche per loro in quanto il “Profeta” Maometto di qui ascenderebbe al cielo- e si assiste a consecutivi fallimenti delle crociate successive. Da ciò si determinò un calo d’interesse verso il culto del Santo Sepolcro -mai del tutto però attenuati nella religiosità popolare- come invece darà prova –in epoca successiva- il dilagante fenomeno della costruzione di Sacri Monti, imitazioni della Città Santa[3].

Prof. ALESSIO VARISCO

Storico dell’arte

Direttore Antropologia Arte Sacra


 

[1] Mitica la vittoria del 1099 capitanata da Goffredo di Buglione che poté piantare la Croce Gerosolimitana sui Luoghi Santi nel giorno in cui morì nostro Signore, il Venerdì, intorno all’ora nona (esattamente quando spirò sulla Croce), il 15 luglio, data che poi celebrerà San Bonaventura, mentre il giorno successivo per noi oggi nel martirologio si celebra la festa della Vergine del Carmelo, Regina della Palestina.

[2] Entrambe le chiese sono state erette nel secondo quarto del XII secolo.

[3] La prassi della Gerusalemme terrestre riprodotta si diffonderà a cavallo della Riforma Cattolica principalmente in territori prealpini a ridosso dei confini, veri e propri baluardi contro l’avanzata protestante.

 


 
 
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