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Il Mandylion

Il volto Santo non fatto da mano umana

Il mandylion[1] -meglio noto come “Immagine di Edessa”- era un telo venerato dalle comunità cristiane orientali, sul quale si diceva fosse stato impresso il volto di Gesù nel giorno della sua passione. Il panno era quindi detto “acheropita”, cioè "non fatto da mano umana".

Il mandylion era inizialmente tenuto ad Edessa -in Mesopotamia- dal VI secolo fino al 944 (data certa di cui si ha menzione), quando fu traslato a Costantinopoli. Quivi restò sino al 1204, quando scomparve durante il saccheggio della città nella Quarta crociata.

Il mandylion era inizialmente conservato a Edessa di Mesopotamia, l’attuale Urfa, città della Turchia. L’origine di questo telo è chiarita in maniera pressoché leggendaria: Eusebio di Cesarea narra che Abgar V Ukama ("il Nero"), re di Edessa[2], che era gravemente malato e venuto a conoscenza dell'esistenza di Gesù[3] gli mandò un suo inviato per chiedergli che si recasse alla corte di Edessa. Gesù non si recò ad Edessa, ma mandò una missiva. Un’altra versione, molto più celebrata e famosa, tratta dalla Dottrina di Addai -intitolata Atti di Taddeo- varia l'antica tradizione di un ritratto di Gesù eseguito da un pittore per il re Abgar V Ukama: il messaggero desiderava studiare attentamente le sue sembianze per riprodurle. A questa insistente richiesta venne un atto di incredibile velocità ed estremamente prodigioso che lasciò basito il servitore del re: Gesù stesso si asciugò il volto su un telo ràkos tetràdiplon[4] e gli consegnò così la sua immagine.

Il panno che si ottenne dal sudore di Cristo venne nominato “sindon” o “mandylion”. Particolarità di questa riproduzione del Santo Volto è che l’inconsueta immagine acheropita [5] fu consegnata al re che la adorò. Allora Abgar ottenne la grazia e guarì dalla malattia nella quale versava. A miracolo avvenuto ordinò che si fissasse l'immagine sopra una tavoletta ornata d'oro.

Nell’anno 384 Egeria -pellegrina ad Edessa- racconta che il vescovo della città le fece fare visita dei maggiori luoghi e la portò alla Porta dei Bastioni –il luogo dal quale entrò Hanna di ritorno dalla quale recando la lettera di Gesù. Nella trattazione della pellegrina non è fatta però menzione al –tra le molteplici memorie di quanto da lei visto- all'immagine acheropita.

Segnalazione del "ritrovamento" dell'immagine si ha a partire dal VI secolo. Nell’anno 544 la città fu assediata dalle truppe di re Cosroe I Anushirvan che guidava i Sasanidi. Lo storico Evagrio[6] riporta che la città fu resa libera dall'assedio grazie all'immagine sacra. Inoltre un inno siriaco coevo considera l'esistenza di quell'immagine miracolosa già rinomata e venerata.

L'immagine acheropita di Cristo era stata rinvenuta in una nicchia dentro un muro sovrastante una delle porte della città, proprio quella che -secondo la tradizione più diffusa in città- sarebbe stata ad accogliere il messaggero di ritorno. E questa è l’epopea che ha acquisito maggior credito. Secondo questa leggenda si ritiene che il mandylion fosse stato -a causa delle persecuzioni- occultato secoli prima e poi ignorato.

Durante i lavori di ricostruzione, eseguiti successivamente alla disastrosa inondazione del Daisan[7], potrebbe essere accaduto il ritrovamento del Santo Volto. Giustiniano I si accinse ad ordinare una monumentale e completa ricostruzione della quale beneficiò anche la chiesa principale Santa Sofia.

Taluni storici[8] hanno invece avanzato l'ipotesi che il mandylion sia giunto ad Edessa soltanto nel 540. Questo spiegherebbe pertanto la mancanza di comunicazioni antecedenti negli anni addietro: prima di tale data sarebbe stato custodito ad Antiochia. Il trasporto avrebbe avuto luogo quando la città fu attaccata da Cosroe -quattro anni prima di quella di Edessa- e molti nell'imminenza dell'assedio fuggirono portando con loro la preziosa  reliquia[9]. Il mandylion fu conservato in una piccola cappella situata a destra dell'abside della chiesa principale. Il telo era serbato in un reliquario e non veniva mostrato alla vista dei fedeli.

Edessa fu poi occupata dai musulmani ed il mandylion seguitò ad essere esposto per qualche tempo. Tuttavia si iniziò a temere per la sua sorte e si decise nell’anno 944 che fosse traslato in Costantinopoli. Il generale bizantino (domestikos) Giovanni Curcuas lo recuperò barattandolo con 200 prigionieri musulmani e lo portò nella città capitale dell’Impero.

Il mandylion fu accolto da una folla esultante e venne posto con una cerimonia solenne dal basileus Costantino Porfirogenito nella chiesa della Vergine di Pharos. L’arrivo del sacro telo fu ricordato in una festa liturgica che ciascun anno avveniva il 16 agosto[10]. Per questa festa furono composti alcuni canoni e si fa cenno all'immagine attribuendole una potenza taumaturgica[11].

Durante la Quarta Crociata nell’anno 1204 il mandylion sparì. La città di Costantinopoli assediata cadde e venne in seguito saccheggiata. Secondo il cronista Robert de Clary[12] prima della caduta di Costantinopoli in mano ai crociati occidentali[13] veniva esposta una Sydoine ogni venerdì nella chiesa di Santa Maria di Blachernae.

L’immagine di quel telo presentava la figura del Cristo chiaramente visibile «ma nessuno sa ora cosa sia avvenuto del lenzuolo dopo che fu saccheggiata la città»[14]. È da notare tuttavia poi che nei suoi racconti Robert de Clary parla anche esplicitamente del mandylion affermando che era conservato in un vaso d'oro ed in un altro posto della città.

Vi è un rapporto privilegiato fra mandylion e la Sindone. Molti sostengono che si tratti dello stesso telo –chiamato in ambito orientale mandylion mentre in occidente sindone-, sottratto furtivamente e portato in Occidente. Difatti circa centocinquant’anni dopo il trasferimento della sindone si hanno le prime notizie sicuramente documentate della Sacra Sindone[15]. I due oggetti presentano delle similarità abbastanza evidenti, ma non ci sono prove certe della loro identità.

Numerosi studi -fra cui il più recente Lawrence M.F. Sudbury[16]- tendono a negare, peraltro su base storica, questa ipotesi. Fonti sia antiche che medioevali riferiscono della Sindone e del Mandylion come due oggetti distinti. La sovrapposizione dei due oggetti –comunque distinti- può essere dipesa dal fatto che entrambi erano custoditi nella città di Costantinopoli. Il cronista medioevale ben chiarisce Robert de Clary nella sua opera La conquête de Constantinople che i due teli durante la Quarta crociata[17] erano ubicati in due luoghi separati. Anche la città di Genova e di Roma ne hanno successivamente dichiarato il possesso. Pare che un presunto mandylion sia stato mostrato dal Vaticano nel 1870, ma da allora non se ne è più conosciuto il destino.

Prof. ALESSIO VARISCO

Storico dell’arte e saggista

Direttore "Antropologia Arte Sacra"


 

[1] Mandylion deriva dal greco "μανδύλιον"; il vocabolo esiste anche in arabo "mandīl".

[2] Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica composta nell’anno 325.

[3] Gesù era ritenuto dal Re una sorta di taumaturgo che operava prodigi e gli chiede un miracolo; difatti il Messia per molti suoi contemporanei è ritenuto non Figlio di Dio.

[4] Vuol dire cioè che il telo è ripiegato quattro volte doppio.

[5] “A-chero-pita” significa letteralmente "non dipinta da mani d'uomo".

[6] Evagrio lo Scolastico (nato ad Epifania in Siria, attuale “Hamāh” –in arabo ماة- nel 536 e morto certamente verso l’anno 600) nell’anno 594 testimonia l’immagine acheropita. Lo storico bizantino, questore e prefetto onorario sotto gli imperatori Tiberio II Costantino e Maurizio I. Compose una Storia Ecclesiastica che va dal 431 (Concilio di Efeso) fino al 594 opera importante come testo documentario dell'epoca.

[7] Il Daisan è il corso d'acqua che attraversa Edessa, esondò nell’anno 525 d.C. molte opere di valore –citate anche nella Bibbia- furono purtroppo danneggiate o distrutte. Procopio di Cesarea, storico dell'epoca, riporta la notizia di questa inondazione.

[8] Jack Markwardt sostiene che il passaggio del Mandylion intorno all’anno 540 in realtà sarebbe la Sindone oggi custodita a Torino e non un telo poi perduto.

[9] Per ulteriori approfondimenti: J. Markwardt, Antioch and the Shroud. 1998.

[10] Il 16 agosto di ciascun anno fu celebrata la festa del Mandylion e tale data divenne l’anniversario.

[11] Peraltro già il sovrano di Edessa a livello leggendario trasse giovamento e miracolosa guarigione.

[12] R. de Clary, La conquête de Constantinople.

[13] Sino al 12 aprile 1204.

[14] L. Garlaschelli, Processo alla Sindone. 1998, Avverbi Edizioni, pag. 125.

[15] La Sacra Sindone è il presunto lenzuolo sepolcrale di Gesù oggi conservato oggi a Torino.

[16] L. M.F. Sudbury, Non per mano d'uomo?, Napoli, Boopen, 2007.

[17] Entrambi erano già precedentemente -menzionanti da fonti storiche- in Costantinopoli.

 

 


 
 
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