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LA COMMENDA DI SAN GIOVANNI BATTISTA IN MILANO

L'antica Santa Maria del Tempio 

 

 

 

La zona compresa fra il tratto di Porta Ticinese e Porta Orientale in Milano[1] conta il maggior numero di monasteri, abbazie e hospitalia adibiti a dar

«[…] alloggio a tutti i Pellegrini oltramontani che vanno e vengono da Roma, e dalla Madonna di Loreto, dandogli albergo per una, o due, o tre notti, ma li danno il cibo solo per un pasto, appresso ogni mese dispensa a poveri della Parrocchia moggia due di pane di formento.

E per San Tomaso dispensa moggia due, e mezzo di pane di formento alli poveri della Parrocchia di San Satiro. Ancora dà via molte braccia di panno basso a poveri della Parrocchia. Appresso questo luogo aiuta a maritare ogni anno vinti-cinque putte vergini, dandogli per amor di Dio, lire quindeci per ciascheduna, oltre ad altre opere pie. E viene governato da nove Deputati. Et fu fondato si dice dal gran Bernabò Visconti, et a tutte le povere della Parrocchia che partoriscono se gli dà limosina un reale per ciascuna»[2].

Come nella più parte delle città italiane anche nel capoluogo lombardo all’inizio del XII secolo sorgono numerose fondazioni e complessi religiosi insediatisi entro e fuori le mura del centro abitato, votate all’ospitalità ed alla cura dei pellegrini, dei miseri e dei passanti.

Si registra inoltre un processo di espansione urbana in cui determinate zone assunsero una primaria importanza. È il caso dell’area compresa tra Porta Romana e Porta Tonsa -ovvero il settore Sud-Est della città- in quello che era anticamente detto Brolo di Sant’Ambrogio[3].

Milano documenta un insediamento dei monaci-cavalieri della Militia Templi[4] fin dall’anno 1142. Questo primigenio stanziamento era situato lungo l’attuale Via della Commenda, mentre l’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, noto anche come “Ordine degli Ospitalieri”, così come quello di San Lazzaro o dei Lebbrosi si stanziarono su quello che è l’attuale Corso di Porta Romana, uno dei centri commerciali ed arteria viaria su cui il Santo Vescovo Ambrogio volle erigere la prima delle sue basiliche, la cruciforme latina Basilica Apostolorum[5]. Occorre precisare che fin dalla prima metà del XII secolo la precettoria milanese così come l’annessa chiesa assunsero la titolazione –sintomatica- “del Tempio”. Di ciò è reso conto internamente alle cronache di Sire Raul e Ottone Morena, attinenti al combattimento tra il comune di Milano e l’imperatore Federico I. Questi dimorò –stando a quanto riporta il primo- durante il 1158, anno in cui fu assediata la città, al piano superiore della precettoria templare; invece il secondo riferisce che l’imperatore avrebbe stazionato presso la Chiesa di Ognissanti, concludendo che questa sarebbe la chiesa del Tempio, detta Santa Maria del Tempio.

Invero questa seconda versione non appare suffragata da verosimili testimonianze, in quanto nelle indagini sulle origini della chiesa di Ognissanti è stato possibile accertare -sino ad oggi- che il titolo di “Ognissanti” non compare né da mappe, né in un elenco delle chiese milanesi. La chiesa non sarebbe esistente all’insediamento templare del 1119 né in alcun documento storico stilato a cavallo fra XIII e XIV secolo. Orbene della “chiesa di Ognissanti” non si hanno notizie neppure nel “Liber Notitie Sanctorum Mediolani” di Goffredo da Bussero, ove è invece citato il titolo di Santa Maria del Tempio. La citazione di Goffredo da Bussero è talmente puntuale che conteneva persino la notazione di un altare dedicato a Santa Caterina.

A partire dal 1292 la chiesa templare risulterebbe già dedicata a “Santa Maria”. Questa titolazione mariana apparirebbe già in una bolla papale del pontefice Niccolò IV, il quale accorda l’indulgenza di un anno e quaranta giorni a favore della chiesa dei “frati della Milizia del Tempio di Milano”. Ulteriormente nella lettera papale si fa menzione dell’edificio, dedicato alla Beata Vergine Maria, e l’inizio di tale indulgenza ha decorso dalla festività di Santa Caterina.

Alla chiesa templare venne quindi cambiata l’intitolazione fra il 1158 e il 1292, ma è anche possibile -a causa forse della maggiore importanza acquisita dalla precettoria e dall’aumento del numero dei confratelli, degli oblati e degli affiliati all’Ordine- che si rese indispensabile l’allargamento o la riedificazione dell’intero complesso a cui fu attribuita la principale intitolazione utilizzata per le chiese templari: Santa Maria del Tempio.

La rifondazione della chiesa templare milanese potrebbe essere collocata a cavallo tra il XII e il XIII secolo. A partire dall’anno 1226 la precettoria risulta integralmente introdotta nell’organizzazione economico-sociale delle "schole" di mestiere -laiche e religiose- diffusissime nelle varie parrocchie, vicinie o quartieri della città di Milano.

La precettoria milanese -secondo le fonti e i documenti di epoca templare- “è collocata all’inizio del brolo di Sant’Ambrogio”, questa scarna enunciazione suggerisce che la magione era forse uno dei primi edifici sorti in quella parte del brolo[6].

L’ubicazione precisa dell’insediamento dell’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo è identificabile solo ed esclusivamente nei documenti precedenti alla cancellazione dell’Ordine. In particolare possiamo determinare l’esatta ubicazione dell’analisi delle mappe storiche di Milano, dei catasti storici e soprattutto grazie alle carte relative all’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme -poi Sovrano Militare Ordine di Malta- che incamerò i beni templari dopo il 1312.

«Opera ancora di carità Christiana, e che molto piace a Sig. Iddio, è il dare alloggio, e cibare i Pellegrini, et però acciò che in Milano non manca quest’opera di Misericordia, ci sono stati fabricati due Hospitali per quest’effetto, l’uno in Porta Romana […], e l’altro a San Giacomo in Porta Vercellina, quello di San Giacomo dà alloggio per tre dì a tutti i Pellegrini che vanno, e vengono da San Giacomo di Gallitia, dalla Madonna di Monserrato, e di Gierusalemme, dandogli pane, e vino e danari per lo companadego.

Oltre, marita fanciulle povere per nove cento lire, appresso dà via ogni anno moggia numero quarantotto di grano fatto in Pane, ancora dispensa a poveri braccia mille cinquecento di panno basso ogni anno, li fa celebrare due Messe cotidiane, diversi legati Annuali. Et è retto con gran carità da nove Gentil’huomini Deputati a tener conto di quest’opere pie, col suo fattore, et altri offitiali»[7].

L’originale precettoria ubicata[8] lungo l’odierna via Commenda all’angolo con la via Manfredo Fanti -nei pressi del monastero di San Barnaba- è rappresentata nelle mappe topografiche con la chiesa posta sul lato nord. Questa stessa disposizione è confermata nei Cabrei dell'Ordine di Malta, riguardanti la Commenda di Santa Croce e Santa Maria del Tempio nei Corpi Santi di San Giovanni Decollato di Milano degli anni 1727, 1754 e 1784.

Non è un caso che il proseguo di via Commenda sia via Guastalla che ospita subito sulla destra la Sinagoga di Milano. Difatti l’ordine gerosolimitano costituiva una vera e propria “translatio hierosolymae”, si pensi alla sede priorale di Asti ove San Pietro in Consavia -con annesso ospedale- fu edificato nel “Rione Trinità” luogo in cui i cavalieri templari eressero Santa Maria del Tempio[9] e rifecero un’Anastasis cittadina.

In realtà anche Milano, retrostante l’attuale Biblioteca Ambrosiana, ha un proprio tempio dedicato a Santa Maria Maddalena al Sepolcro, ove i Crociati milanesi[10], di ritorno dalla positiva campagna del 15 luglio 1099, vollero erigere nello stupendo ipogeo un’edicola dedicata al Sepolcro di Nostro Signore Gesù Cristo[11].

La chiesa di Santa Maria al Tempio di Milano è un ulteriore edificio sacro che passa -come quello astigiano di San Pietro in Consavia, ex sede del Priorato dell'Italia Nordoccidentale- alle dipendenze del Sovrano Militare Ordine di Malta e sotto l’autorità di quest’ultimo vi permane per circa mezzo millennio, dal 1314 fino alla sua demolizione, modificando la propria titolazione in “Commenda di San Giovanni Battista”.

Anche sulla Carta topografica di Bossi di metà del Settecento[12] era menzionata una chiesa poco distante dalla via di Borgo di P.ta Romana –l’attuale corso di Porta Romana-, con il titolo di “San Gio. Battista Commenda della Sagra Relig.ne di Malta” nei pressi della chiesa parrocchiale di San Barnaba. Da queste immagini possiamo comprendere che sino alla metà del XVIII secolo la chiesa di Santa Maria del Tempio, sede della Commenda del Sovrano Militare Ordine di Malta, era edificio di culto annoverato fra il registro delle chiese milanesi in cui si officiava la Divina Liturgia.

L’edificio purtroppo oggi non esiste più. Al suo posto sorge l’ospedale cittadino del policlinico. L’antica chiesa di Santa Maria –rinominata “chiesa della Religione di San Giovanni Battista”- sorgeva sul lato di ponente lungo via Commenda, su cui dava il portale d’accesso principale (sormontato da una finestra ad ogiva). La facciata dell’edificio di culto si sviluppava lungo il lato settentrionale concludendo la forma a corte –dal caratteristico impianto quadrangolare- della precettoria. Sul lato meridionale sorgeva invece un lungo portico, protetto da una tettoia ad unico spiovente, che serviva a dare ospitalità ai pellegrini in arrivo e a distribuire gli aiuti ai meno abbienti.

Ulteriori caratteristiche presenti in chiese appartenute all’ordine gerosolimitano erano l’orientatura, la facciata semplice, dalla forma a capanna, l’interno ad unica navata con l’area presbiteriale inglobata e l’abside[13] all’interno dei muri perimetrali.

All’inizio del XX secolo fu progettata la demolizione del complesso di Santa Maria del Tempio, già durante la seconda metà dell’Ottocento si decise di fare spazio al fine di erigere nuovi padiglioni ospedalieri del policlinico di Milano[14].

Quest’oggi possiamo osservare solo alcune Mappe Catastali della Città e Corpi Santi[15], con le planimetrie del 1855, 1875 e 1881. Dalle mappe catastali risultano proprietari dei privati cittadini ed il complesso dell’antica chiesa di Santa Maria al Tempio non appartiene più al Sovrano Militare Ordine di Malta. Inoltre il Bescapé nell’anno 1872 cita diverse chiese giovannee fra cui: San Giovanni Buono, San Giovanni alle case rotte, San Giovanni alle Fonti e San Giovanni Decollato[16] in prossimità della nuova Porta meridionale.

Non vi sono resti dell’antica precettoria di quell’antico complesso ospedaliero e pur accedendo ai locali interrati delle due cliniche, girando e rigirando l’intera zona in lungo e in largo, dell’antico edificio dell’Ordine non si trovano testimonianze architettoniche visibili[17].

Per riuscire però a farsi un’idea approssimativa di come avrebbe potuto essere l’antico complesso possiamo osservare ciò che resta delle strutture di un ospizio monastico-cavalleresco urbano del tardo medioevo, poi rimaneggiato nel periodo tra il XV e il XVII secolo, e cioè l’antico monastero dei cavalieri di San Lazzaro. L’edificio è molto ben riconoscibile, difatti sorge non allineato con il Corso di Porta Romana, caratteristica questa che lo rende un unicum riconoscibile fra gli altri fabbricati. Per giungervi bisogna necessariamente percorrere due vie di accesso non facilmente rintracciabili. I resti dell’antico e prestigioso ospizio degli ospitalieri di San Lazzaro sono incastonati tra il teatro Carcano, sorgente sul corso, ed il Policlinico. Provenendo dal centro città, dalla Basilica Apostolorum, poco prima di Crocetta, e dirigendosi verso Corso Lodi occorre riuscire ad intrufolarsi nel portone -munito di inferiate- posto appena prima del teatro Carcano. Da questo, spesso chiuso, si raggiungere il retrostante cortile. Camminando apparirà la facciata porticata e ciò che resta dell’antico monastero di San Lazzaro, oggi in totale abbandono e disfacimento, depauperato della cappella un tempo prospiciente il corso. Dell’area presbiteriale e di alcune altre parti dell’antico edificio di culto cristiano è possibile osservare ancora diverse colonne di granito  all’ingresso del cortile. Dell’antico monastero è possibile -meglio se muniti di una torcia- perlustrare anche l’interno.

In via Commenda in direzione San Barnaba svoltando a sinistra nel primo ingresso al cortile del Policlinico[18] superando la cappella dell’ospedale e tenendo sempre la sinistra, si arriva in fondo al cortile medesimo dove –oggi recintato da una rete- è visibile l’edificio dei cavalieri di San Lazzaro.

Da questo accesso -molto più agevole- è possibile esclusivamente intravedere il fronte sud-est dell’edificio senza però possibilità di entrarvi, l’unica pecca è che la visuale dall’ingresso di via Commenda non presenta la medesima suggestione in quanto ci si ritrova all’esterno dell’antico ospizio. Il complesso sorgeva con allineamento differente rispetto l’antica via di Porta Romana su cui, durante l’epoca imperiale, sorgeva un colonnato lunghissimo adibito a mercato. Per farci un’idea di come poteva apparire basta guardare San Lorenzo alle Colonne, ove un tempo sorgeva l’antico palazzo imperiale. Vi si può scorgere fregi ed intonaci cementizi con decorazioni geometriche. Facendo attenzione si scorgerà il motivo “IHS” inciso su uno dei fregi, inoltre si può notare che i laterizi a vista lunghi 30 cm ed alti 10 cm dimostrano le tipiche misure di epoca medievale. L’aspetto complessivo del fabbricato –nonostante sia abbastanza malconcio- risulta davvero suggestivo.

Purtroppo in questi giorni dietro la cappellina del Policlinico hanno iniziato a erigere un nuovo padiglione che è prospiciente l'area dell'ex convento degli Ospitalieri di San Lazzaro, i lavori di scavo impediscono la visuale e l'area di cantiere proibisce di potersi avvicinare, dal teatro Carcano l’accesso risulta interdetto in quanto l'area è pericolante… apprendiamo questa notizia con rammarico, per il momento i nostri lettori dovranno limitarsi al solo racconto di una visita fra ruderi medievali ed un ospedale cittadino, limitrofo all’antico insediamento priorale degli Ospitalieri di San Giovanni.

Prof. ALESSIO VARISCO

Storico dell’arte e saggista

Direttore "Antropologia Arte Sacra"

 

 

 

 

Bibliografia:

B. Bossi, Iconografia della Città e Castello di Milano. 1734.

Civiche Raccolte Stampe “Achille Bertarelli” presso il Castello Sforzesco di Milano

G. Galbiati Il Tempio dei Crociati e degli Oblati - San Sepolcro dell’Ambrosiana. Milano, 1929.

Id. I Cavalieri Lombardi dell’Ordine del Santo Sepolcro. Milano, Ambrosiana, 1930.

F. Ombrelli, I monaci-cavalieri nella diocesi milanese. Latina, Penne e papiri, 1999.

P. Moriggi, Tesoro precioso de Milanesi, nel quale si raccontano tutte le opere di carità christiana, elemosine, che si fanno nella città di Milano, de gli Hospitali, Case pie, Monasteri, et altri luoghi col numero delle scole, collegi e lettere, che mostrano senza premio. Milano, Gratiadio Feriolo, 1599.

A. Varisco, Basilica Apostolorum. Monza, Técne Art Studio, 1998.

Id., Chiesa del Santo Sepolcro in Milano. Monza, Técne Art Studio, 2008.

 

 

 

Un particolare ringraziamento al Signor BRUNO DAITA delle Civiche Raccolte Stampe “Achille Bertarelli” per l’impegno profuso nella ricerca del materiale storico-cartografico riguardante la Città di Milano.


 

[1] La zona in cui sorsero questi complessi di hospitali fu quella appena al di fuori della cinta muraria meridionale, verso l’attuale darsena.

[2] P. Moriggi, Tesoro precioso de Milanesi, nel quale si raccontano tutte le opere di carità christiana, elemosine, che si fanno nella città di Milano, de gli Hospitali, Case pie, Monasteri, et altri luoghi col numero delle scole, collegi e lettere, che mostrano senza premio. Milano, Gratiadio Feriolo, 1599, p. 47.

[3] Il Broletto detto di Sant’Ambrogio era appartenente al vescovo e quindi al patrimonio dell’ omonima basilica milanese dedicata al santo vescovo iniziatore della liturgia ambrosiana.

[4] Monaci-cavalieri dell'Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo; anche la Città di Milano ebbe fin dai primissimi anni del diffondersi dell’Ordine una sua rappresentanza sul territorio.

[5] Per approfondimenti su tale simbolo cruciforme, che rivendica l’attaccamento al simbolo della Croce resa nell’impianto di una basilica, si veda: A. Varisco, Basilica Apostolorum. Monza, Técne Art Studio, 1998; sul web all’indirizzo http://www.antropologiaartesacra.it/ALESSIO_VARISCO_BasilicaApostolorum.html

[6] Questo è verosimilmente riscontrabile dalle carte topografiche della città di Milano nei secoli IX-XII.

[7] P. Moriggi, Op. Cit. p. 46.

[8] Ciò si evince da numerose mappe storiche della città di Milano.

[9] Una prassi consuetudinaria la titolazione a Santa Maria del Tempio ed il subentro, successivo alla soppressione dei templari dell’Ordine di Malta.

[10] Per ulteriori approfondimenti: G. Galbiati Il Tempio dei Crociati e degli Oblati - San Sepolcro dell’Ambrosiana. Milano, Ambrosiana, 1929. Sulle tracce degli Ordini gerosolimitani in terra di Lombardia, nella diocesi milanese un altro testo di Mons. Giovanni Galbiati allora Prefetto della Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana: Id. I Cavalieri Lombardi dell’Ordine del Santo Sepolcro. Milano, Ambrosiana, 1930.

[11] Per ulteriori approfondimenti: A. Varisco, Chiesa del Santo Sepolcro in Milano. Monza, Técne Art Studio, 2008; sul web all’indirizzo http://www.antropologiaartesacra.it/ALESSIO_VARISCO_chiesaSantoSepolcroDiMilano.html

[12] B. Bossi, Iconografia della Città e Castello di Milano. 1734.

[13] Similmente a molti edifici di culto del Sovrano Militare Ordine di Malta e degli ordini pauperistici.

[14] Al posto dell’antico complesso mariano, appartenuto dapprima all’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e poi al Sovrano Militare Ordine di Malta, è stato costruito il padiglione “C. Riva” e la clinica De Marchi del Policlinico.

[15] Queste mappe sono le ultime fonti iconografiche relative alla precettoria templare prima della sua demolizione e ci rivelano l’intero complesso come descritto, abbastanza fedele nelle forme al primigenio insediamento, grazie alla custodia dei cavalieri del Sovrano Militare Ordine di Malta.

[16] Quest’utile segnalazione ci viene dalle Civiche Raccolte Stampe “Achille Bertarelli” presso il Castello Sforzesco di Milano; la “Chiesa di San Giovanni Decollato” deve essere ciò che rimane dell’antico insediamento che per oltre mezzo millennio fu retto dai Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni cui diedero il nome al complesso ed all’annessa chiesa.

[17] Purtroppo chi scrive ha cercato fra via Fanti (che nel Settecento neppure esisteva) e Commenda, senza ottenere la benché minima testimonianza. La speranza di poter trovare una qualche traccia oggettiva è sempre viva.

[18] Questo accesso è posto appena dopo la clinica Mangiagalli.

 

 

 


 
 
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