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                    | Un solo straniero 
                    tornò indietro a ringraziare |  |  |  |  
                  
                    | di 
                    don Lucio Luzzi |  
                    | 
                      
                        | Il Messia, fin 
                        dall’inizio della sua vita pubblica, ha cura e premura 
                        per i diseredati, i bisognosi. Compie prodigi, miracoli, 
                        come prova inconfutabile della Sua divinità. |  
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                        | In quel tempo la malattia incurabile era la lebbra, 
                        considerata come una impurità legale. Mosè (Lev.13,45-46) 
                        aveva stabilito: “…il lebbroso colpito dalla lebbra 
                        porterà vesti strappate e il capo coperto, si coprirà la 
                        barba e andrà gridando: Immondo! Immondo! Sarà immondo 
                        finchè avrà la piaga; e immondo, se ne starà solo, 
                        abiterà fuori dall’accampamento..”. Dice luca (17,12): 
                        “.. gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, 
                        fermatisi a distanza, alzarono la voce dicendo:” Gesù 
                        Maestro, abbi pietà di noi!”. Appena li vide Gesù disse: 
                        “ Andate a presentarvi ai sacerdoti”. E mentre essi 
                        andavano furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, 
                        tornò indietro, lodando Dio a gran voce; e si gettò ai 
                        piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un samaritano. I 
                        Samaritani erano considerati rispetto al popolo eletto, 
                        odiati stranieri. La vera nobiltà dell’uomo e il segreto 
                        della salvezza, non stanno nell’appartenenza materiale 
                        ad una categoria, ma negli intimi sentimenti del cuore. 
                        E Gesù osservò:”..non si è trovato chi tornasse a 
                        rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?”. 
                        Se per gli ebrei la lebbra fisica era segno di impurità, 
                        la lebbra dell’anima sono le nostre cattive 
                        inclinazioni, la nostre passioni, l’attrattiva verso il 
                        proibito. Il più grande dono che Dio ha fatto all’uomo è 
                        la libertà; e tu dici “..io faccio quello che voglio, 
                        non devo rendere conto a nessuno”. Sii onesto: i conti 
                        li devi fare con la tua coscienza, che non ti da tregua 
                        nel ricordarti che quel tuo comportamento non è stato 
                        corretto, quel tuo giudizio non era equilibrato, quell’ 
                        offesa, quel torto, ti sollecitano sentimenti di 
                        violenza… Cerca pure di divagarti, di stordirti con ogni 
                        mezzo, ma quella voce della coscienza riaffiora e ti 
                        tormenta! E’ la storia quotidiana di tutti noi, e per 
                        questo non siamo tranquilli, felici. Anche nella mia 
                        anima spesso riaffiorano sintomi di lebbra; guarirla da 
                        solo è impossibile. Ripeti anche tu in ogni evenienza, 
                        come faccio io, l’invocazione del lebbroso davanti a 
                        Gesù: “ Signore, ho bisogno di te, aiutami!”. Quante 
                        volte, nella nostra vita quotidiana, se non troviamo più 
                        valide soluzioni, ricorriamo a Gesù, ma non con fede 
                        viva. Siamo dubbiosi, rimaniamo increduli e la nostra 
                        richiesta spinta soltanto da sentimenti di 
                        scoraggiamento. O mio Signore, accresci ogni giorno la 
                        mia fede! Dammi la certezza della tua bontà e premura 
                        verso di me. Quando ti chiederò una grazia fa che subito 
                        elevi un inno di riconoscenza a Te per quello che fai. 
                        Accetta la mia fede, piccola come un granellino di 
                        senape, ma fammi sentire dentro il cuore la certezza che 
                        Tu e soltanto Tu risolverai i miei guai… Grazie o 
                        Signore. ( fonte: www.viedellospirito.it )  |  |    |  |  
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