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Nonostante scontri di civiltà o infami guerre di religione il cattolicesimo unisce sempre più, come testimonia l'affiatamento fra chiesa romana e greco melkita in nome di trascendenza e glorioso passato.

Ma anche per l'intermediazione di straordinarie personalità come San Giovanni Crisostomo (350 ca-407 d.C.), patriarca di Costantinopoli, padre e dottore della Chiesa cattolica ed ortodossa, venerato dai copti, a cui l'altra sera hanno dedicato un'importante riflessione nella chiesa della Santissima Trinità, presenti fra gli altri Giuseppe Cremascoli, docente all'Università di Bologna, Gregorios III, patriarca della Chiesa cattolica greco melkita e il vescovo Luciano Monari.

Nell'introduzione, monsignor Riccardo Alessandrini ha sottolineato l'importanza di un simposio su San Giovanni perché «l'unità delle chiese deve animare i popoli europei. Questo incontro indica il futuro, un cristianesimo che generi amore». La presentazione dei relatori era affidata al giornalista Carlo Francou. Cremascoli ne ha ricostruito la biografia: «Rigorosissima ascesi, studi teologici, sublime oratore. Paganesimo in declino, cristianesimo affermato, contesto politico difficile, l'imperatore si interessava di dispute teologiche. Scrisse trattati, omelie, un interessante epistolario. Fu austero uomo di Dio, non dell'imperatore. Oggi paganesimo in forte ripresa, bisognerebbe riportarsi all'inizio dell'era cristiana quando uomini di linguaggi ed etnie diverse capirono il Cristianesimo».

Il vescovo Monari leggendo suoi scritti - tratti da Panegirici su San Paolo; Omelia per Eutropio; Omelia prima dell'esilio - ne ha ricordato la profonda spiritualità, in San Paolo «vede virtù, imitazione di Cristo nell'opera missionaria superando debolezze umane e fragilità psicologiche perché l'amore di Dio rende l'uomo invincibile».

Grande comprensione per Eutropio mentre dall'ultima omelia emergono «forza d'animo, carità che unisce in mezzo alle tempeste perché muore di stenti quando sta andando in esilio». Altre confessioni ne riconoscono il carisma: padre Juri (Chiesa ortodossa rumena), padre Michele (Chiesa ortodossa macedone) e padre Gregory (Chiesa cristiana ortodossa moscovita) lo hanno celebrato con canti ispirati e solenni. Vibranti ed appassionate infine le parole di Gregorios III, anticipatore già ai primi anni '60 dell'unità delle Chiese, su un suo concittadino di sedici secoli fa: «Fondamentali i riti nella liturgia orientale, nei luoghi santi i pellegrini hanno formato la prima liturgia ma si erano cristallizzati. San Giovanni per primo ha riunito la molteplicità della Chiesa, unificato i riti malgrado divisione di etnie, cultura, giurisdizione. Speranza per tutti noi, la liturgia è spazio normale per vivere l'unità cristiana».

Santissima Trinità gremita, presenti numerose autorità ed una rappresentanza di Cavalieri e Dame dell'Ordine patriarcale della Santa Croce di Gerusalemme, promotori dell'iniziativa: il cristianesimo - grazie anche a San Giovanni, deceduto il 14 settembre e festeggiato proprio oggi dal calendario romano - non è più oppio dei popoli, oppressione o gigantesca utopia ma mezzo per ritrovare noi stessi, forza interiore, dedizione pura e disinteressata verso l'“altro”.

 

 

 
 
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